La COP30 di Belém in Brasile è stata l’ultima, grande riunione mondiale sul clima. Ogni anno, queste conferenze sembrano riproporre lo stessa schema: promettono cambiamenti epocali, ma alla fine le variazioni sono incrementali.
Belém e Italia
Potrebbe sembrare che le discussioni sui diritti umani in Amazzonia o i trilioni di dollari per la finanza climatica non riguardino il nostro Paese o Regione. La Pianura Padana, ad esempio è soggetta a fenomeni climatici complessi che influenzano agricoltura, salute, turismo. L’inerzia globale influisce direttamente:
- Qualità dell’Aria: scelte di compromesso a livello mondiale sui combustibili fossili si traducono qui in politiche locali più lente e in una lotta più difficile contro l’inquinamento.
- Agricoltura e Acqua: i grandi Paesi devono trovare accordi per contenere gli effetti di eventi estremi (siccità, alluvioni lampo) mitigando il rischio del settore agricolo e delle risorse idriche.
Chi manca al tavolo e perché è grave
I tre attori che contano di più per le emissioni (Stati Uniti, Cina e India) erano assenti! Quando i grandi emettitori non sono seduti al tavolo, ogni dichiarazione sulla “mobilitazione globale” perde forza. La COP30 non riuscita a decidere misure importanti sul phase-out dai combustibili fossili né a definire impegni finanziari.
L’Azione parte da noi
Di fronte a questa complessità diplomatica, la vera lezione della COP30 (presa in prestito dallo spirito brasiliano di “mutirão”, il lavoro collettivo) è che la vera transizione può partire dai cittadini, dai Comuni, dalle nostre case:
- Efficienza Energetica: Installare pannelli, isolare casa, usare bene il riscaldamento.
- Mobilità Sostenibile: Scegliere bici, bus o car-sharing per i piccoli spostamenti.
- Consumi Consapevoli: Ridurre lo spreco alimentare e differenziare correttamente.

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