Archivio mensile 1 Dicembre 2025

Digiancamillomarino

Manovra 2026: gli emendamenti “green” tra casa, imprese e rinnovabili

Dopo la prima “sforbiciata” ai circa 5.700 emendamenti presentati alla Manovra 2026, sul tavolo della Commissione Bilancio del Senato restano circa 400 proposte di modifica. Dentro questo pacchetto si nasconde una parte importante della futura politica energetica italiana: bonus casa, incentivi alle rinnovabili, Transizione 5.0, repowering degli impianti esistenti.

Di seguito gli emendamenti più interessanti per chi si occupa di energia, ambiente e riqualificazione.

Casa ed efficienza energetica: incentivi per giovani e famiglie

Sul fronte edilizio, oltre al discusso tema del condono, spuntano alcune proposte che puntano a spingere la riqualificazione energetica del patrimonio abitativo.

Incentivi per i giovani under 36

Proposta di

  • ridurre il carico fiscale sull’acquisto della prima casa per i giovani under 36 con ISEE fino a 40.000 euro l’anno;
  • vincolare il beneficio alla riqualificazione energetica dell’immobile, con salto di almeno due classi (da certificare tramite APE).

Ritorno del Bonus Case Green

Proposta di:

  • reintrodurre il Bonus Case Green,
  • una detrazione IRPEF del 50% dell’IVA pagata sull’acquisto di case nuove in classe A o B,
  • valida per gli atti di compravendita firmati tra 1° gennaio e 31 dicembre 2026.

Accanto a questo, viene proposta la proroga fino al 2028 del Bonus Casa 50% per le ristrutturazioni delle prime case.

Proroga del bonus elettrodomestici

Sul versante degli apparecchi domestici, proposta di:

  • estendere il bonus elettrodomestici agli anni 2026 e 2027,
  • collegando l’incentivo non solo all’acquisto ma anche al riciclo dei vecchi apparecchi,
  • e incrementando il budget della misura.

Un modo per spingere efficienza energetica anche negli usi quotidiani, non solo nell’involucro edilizio.

Imprese, Transizione 5.0 e nuovi incentivi green

Sul fronte produttivo, gli emendamenti cercano di coniugare competitività e decarbonizzazione.

Credito d’imposta per fotovoltaico sulle PMI

Si punta a:

  • riconoscere un credito d’imposta alle PMI che installano impianti fotovoltaici sui propri edifici e pertinenze.

Il beneficio coprirebbe anche:

  • audit energetici (analisi dettagliata dei consumi dell’impresa),
  • rimozione dell’amianto,
  • sistemi di accumulo abbinati al fotovoltaico.

Con aliquote differenziate:

  • fino a 50 kW80% della spesa;
  • da 51 a 100 kW65%;
  • da 101 a 200 kW50%.

Un incentivo molto generoso, pensato per far fare alle PMI un salto deciso verso l’autoproduzione di energia rinnovabile.

Transizione 5.0 e grandi consumatori di energia

Un emendamento chiede di:

  • aprire gli incentivi Transizione 5.0 anche alle imprese energivore,
  • permettere la cumulabilità del credito d’imposta Transizione 5.0 con i Titoli di Efficienza Energetica (TEE), anche sullo stesso progetto.

L’obiettivo è spingere gli investimenti in efficienza anche nei settori con consumi molto elevati, dove ogni intervento ha un impatto significativo sulle emissioni.

Biocarburanti e Certificati Bianchi

Proposta di:

  • includere nel sistema dei Certificati Bianchi anche i progetti che utilizzano biocarburanti liquidi sostenibili in purezza.

Sarebbe un modo per riconoscere un ruolo più forte ai biocarburanti nella strategia di decarbonizzazione industriale.

Super-ammortamento versione 4.0/5.0

Proposta di:

  • semplificare il sistema di aliquote del super-ammortamento,
  • passare a un regime unico con
  • l’introduzione di un quarto scaglione (oltre i 20 milioni di euro) con una maggiorazione del 100%.

L’idea è rendere più chiaro e attrattivo il quadro per i grandi investimenti in tecnologie 4.0 e 5.0.


Impianti rinnovabili: sanatoria “condizionata” su terreni di uso civico

Un emendamento interviene su un tema delicato: gli impianti rinnovabili realizzati su terreni di demanio civico, spesso oggetto di contenziosi.

La proposta prevede che:

  • gli interventi di revamping (ammodernamento) e repowering (potenziamento) degli impianti FER esistenti,
  • anche se realizzati in passato senza preventiva sdemanializzazione o autorizzazione paesaggistica,

siano considerati consentiti, in nome:

della necessità di accelerare la transizione energetica e del superiore interesse pubblico nazionale ed europeo.

Ma con alcune condizioni importanti:

  • obbligo di rimozione integrale dei manufatti dismessi e delle opere correlate,
  • ripristino dello stato dei luoghi per le aree liberate, che tornano a uso civico,
  • il nuovo impianto deve avere un minore consumo di suolo rispetto al precedente,
  • utilizzo delle migliori tecnologie disponibili e tracciati che limitino l’impatto su altri terreni civici,
  • indennità di esproprio da corrispondere al Comune e vincolata a bilancio.

In sintesi: una sorta di sanatoria “verde”, ma condizionata a un miglioramento effettivo dell’impianto e alla tutela del demanio civico.


In conclusione

Gli emendamenti alla Manovra 2026 legati all’energia disegnano un possibile scenario in cui:

  • la casa diventa sempre più il fulcro di politiche di efficienza e sostegno ai giovani;
  • le imprese, soprattutto le PMI, vengono spinte verso l’autoproduzione da rinnovabili e l’efficienza 5.0;
  • gli impianti esistenti su terreni delicati vengono ricondotti entro un perimetro di regole più chiaro, ma con una forte spinta alla transizione.

Molto dipenderà dall’esito del confronto parlamentare: se queste proposte passeranno, la Manovra 2026 potrebbe rappresentare un tassello importante nel percorso italiano verso una transizione energetica più strutturale e meno frammentata.

Digiancamillomarino

Aree idonee FER: cosa cambia per le Regioni con il nuovo decreto del 21 novembre 2025

Con il decreto-legge n. 175/2025, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 21 novembre, arrivano nuove e importanti disposizioni per le Regioni sull’individuazione delle aree idonee all’installazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili (FER).
Il provvedimento aggiorna il decreto legislativo n. 190/2024 e introduce criteri più chiari e uniformi per accelerare lo sviluppo delle rinnovabili, semplificare i procedimenti autorizzativi e garantire maggiore certezza agli operatori.

Agrivoltaico: una definizione più precisa

Tra le novità, viene introdotta la definizione ufficiale di impianto agrivoltaico: un impianto fotovoltaico che garantisce la continuità delle coltivazioni e delle attività pastorali, anche attraverso moduli sollevati da terra, rotazione dei pannelli e tecniche di agricoltura digitale.
Un passaggio atteso, che mira a chiarire cosa sia realmente agrivoltaico e cosa invece debba essere considerato semplice fotovoltaico a terra.

Aree idonee su terraferma: la nuova lista

Il nuovo art. 11-bis identifica con precisione le zone in cui installare impianti FER sarà più semplice e rapido. Tra queste:

  • Siti con impianti già esistenti, quando si interviene per potenziamento o rifacimento (senza aumentare l’area occupata oltre il 20% e mai in terreni agricoli per il fotovoltaico a terra).
  • Aree oggetto di bonifica.
  • Cave e miniere dismesse.
  • Discariche chiuse o ripristinate.
  • Aree delle Ferrovie, delle società autostradali e degli aeroporti.
  • Beni del demanio militare o in uso ai Ministeri dell’Interno e della Giustizia.
  • Aree e immobili statali non destinati alla valorizzazione.

Per il fotovoltaico vengono aggiunte ulteriori aree idonee:

  • interni degli stabilimenti con AIA;
  • aree agricole entro 350 metri da tali impianti;
  • aree lungo le autostrade entro 300 metri;
  • edifici, tetti, parcheggi coperti;
  • laghi di cava, miniere dismesse e invasi idrici;
  • impianti del servizio idrico integrato.

Per gli impianti a biometano, sono idonee anche aree agricole entro 500 metri da zone industriali, artigianali o commerciali.

Aree idonee in mare

Il nuovo art. 11-ter individua due tipologie di aree off-shore:

  • Piattaforme petrolifere dismesse e le zone entro 2 miglia nautiche;
  • Porti, per impianti eolici fino a 100 MW, previo aggiornamento del piano regolatore portuale.

Autorizzazioni più semplici nelle aree idonee

Con l’art. 11-quater, i procedimenti autorizzativi diventano più snelli:

  • il parere paesaggistico è obbligatorio ma non vincolante;
  • se l’ente non risponde entro i termini, il procedimento prosegue;
  • l’iter di autorizzazione si accorcia di un terzo.

Aree UNESCO: limiti confermati

Nelle zone di protezione dei siti UNESCO resta possibile installare impianti FER solo per gli interventi previsti dall’Allegato A al d.lgs. 190/2024.

Una piattaforma digitale per raccogliere tutti i dati

Il decreto stabilisce che un provvedimento del MASE definirà il funzionamento della piattaforma digitale dedicata.
La piattaforma dovrà:

  • raccogliere dati su territorio, superfici, potenziale FER;
  • connettere le informazioni fornite da Regioni e Province autonome;
  • includere un contatore delle superfici agricole utilizzate (SAU) per le rinnovabili, per monitorarne l’impatto.

Obiettivi regionali di potenza FER

Arriva anche un nuovo Allegato C-bis, che suddivide tra le Regioni gli obiettivi annuali di potenza FER da installare, in coerenza con il PNRR.
Un modo per responsabilizzare i territori e garantire un contributo omogeneo alla transizione energetica.

Transizione 5.0: comunicazioni al GSE

Il decreto interviene anche sul credito d’imposta Transizione 5.0, semplificando i termini per correggere o integrare le domande presentate tra il 7 e il 27 novembre 2025.
Le imprese dovranno rispettare scadenze molto strette per non perdere l’accesso al beneficio.

In sintesi

Il nuovo decreto:

  • chiarisce dove installare più velocemente impianti FER;
  • semplifica le autorizzazioni nelle aree idonee;
  • definisce le aree a mare utilizzabili per l’offshore;
  • stabilisce obiettivi regionali vincolanti;
  • aggiorna le regole del credito d’imposta Transizione 5.0.

La Regione Emilia-Romagna, in occasione della programmazione 2025, ha indicato un obiettivo complessivo al 2030: aggiungere circa 6.300 MW di potenza FER rispetto al 1° gennaio 2021. Al 31 marzo 2025 la potenza FER installata nella regione era circa 4.730 MW, pari al 40 % del totale elettrico regionale

Digiancamillomarino

La COP30 e il Clima che Ci Riguarda: La Solita Serie o C’è una Novità?

La COP30 di Belém in Brasile è stata l’ultima, grande riunione mondiale sul clima. Ogni anno, queste conferenze sembrano riproporre lo stessa schema: promettono cambiamenti epocali, ma alla fine le variazioni sono incrementali.

Belém e Italia

Potrebbe sembrare che le discussioni sui diritti umani in Amazzonia o i trilioni di dollari per la finanza climatica non riguardino il nostro Paese o Regione. La Pianura Padana, ad esempio è soggetta a fenomeni climatici complessi che influenzano agricoltura, salute, turismo. L’inerzia globale influisce direttamente:

  • Qualità dell’Aria: scelte di compromesso a livello mondiale sui combustibili fossili si traducono qui in politiche locali più lente e in una lotta più difficile contro l’inquinamento.
  • Agricoltura e Acqua: i grandi Paesi devono trovare accordi per contenere gli effetti di eventi estremi (siccità, alluvioni lampo) mitigando il rischio del settore agricolo e delle risorse idriche.

Chi manca al tavolo e perché è grave

I tre attori che contano di più per le emissioni (Stati Uniti, Cina e India) erano assenti! Quando i grandi emettitori non sono seduti al tavolo, ogni dichiarazione sulla “mobilitazione globale” perde forza. La COP30 non riuscita a decidere misure importanti sul phase-out dai combustibili fossili né a definire impegni finanziari.

L’Azione parte da noi

Di fronte a questa complessità diplomatica, la vera lezione della COP30 (presa in prestito dallo spirito brasiliano di “mutirão”, il lavoro collettivo) è che la vera transizione può partire dai cittadini, dai Comuni, dalle nostre case:

  • Efficienza Energetica: Installare pannelli, isolare casa, usare bene il riscaldamento.
  • Mobilità Sostenibile: Scegliere bici, bus o car-sharing per i piccoli spostamenti.
  • Consumi Consapevoli: Ridurre lo spreco alimentare e differenziare correttamente.